RIVEDER DANTE NELL’ARTE
di GAETANA GIARRATANA

 

La luce si conosce solo penetrando l’oscurità.
(Sant’Agostino)

 

Nel VII centenario della morte di Dante Alighieri (1265-1321) la mostra d’arte contemporanea Riveder Dante nell’arte presenta una serie di opere di artisti contemporanei di fama nazionale e internazionale e giovani artisti, che hanno raccolto l’invito del direttore artistico Franco Savignano di realizzare un proprio lavoro per la Divina Commedia. La mostra intende in tal modo celebrare il Sommo Poeta e il suo capolavoro letterario, che ha profondamente influenzato la cultura del nostro paese e di tutto il mondo e che nei secoli è sempre stato fonte di ispirazione per molti artisti, poiché Dante con la sua opera poetica ha dato visione concreta al mondo ultraterreno.

Artisti in mostra: Matteo Basilé - Maurizio Bottarelli - Totò Cariello, Maurizio Caruso - Onofrio Catacchio - Danilo Danisi - Fernando De Filippi - Maurizio Finotto - Franco Franceschi - Otto Gabos - Raimondo Galeano - Buka Galogre - Gabriele Lamberti - Giorgio Luppatelli - Enrico Manelli - Massimiliano Marchese - Franco Marrocco - Luigi Mastrangelo - Mauro Mazzali - Nanni Menetti - Nino Migliori - Daniele Nalin - Simone Pellegrini - Rossella Piergallini - Bruno Raspanti - Alice Ricci - Rufoism - Franco Savignano.

Nella Divina Commedia, Dante ha immaginato e descritto poeticamente il mondo dell’aldilà e i regni Inferno, Purgatorio e Paradiso con una struttura precisa, ai quali ha dedicato una cantica in versi. Ha creato nell’arco di un ventennio (1304-1321) un’enciclopedica opera sapienziale – ricca di riferimenti biblici, epici, mitologici, filosofici, dottrinali e morali, cosmologici e critici del tempo – e al contempo un’epopea fantastica e visionaria di cui egli stesso si è reso partecipe in veste di pellegrino. E in tal guisa il Poeta percorre i tre regni dell’oltretomba, guidato – per volontà divina – dal poeta e suo maestro Virgilio, dall’amata Beatrice e da S. Bernardo, con ciascuno dei quali affronta dapprima l’infernale abisso del peccato popolato dagli eterni dannati, poi il regno più mite dei penitenti e infine l’Empireo, l’aureo regno dell’elevazione spirituale e della suprema visione divina.

Il Sommo Poeta racconta del suo cammino man mano che si addentra nel mondo ultraterreno, racconta di luoghi, di personaggi incontrati con cui dialoga e attraverso i quali ravvede se stesso, in un percorso di conoscenza, di purificazione e di elevazione spirituale, elaborando suggestive e toccanti immagini poetiche piene di umanità, dalle immagini più cruente dei dannati confinati nell’eterno abisso infernale, a immagini più miti dei penitenti sul monte del Purgatorio, fino alle immagini soavi e armoniose di pura astrazione metafisica del Paradiso celeste, sede dei Beati. Un lungo viaggio esperienziale di trasformazione, di cambiamento morale e spirituale senza ritorno, che conduce verso l’illuminazione attraverso la comprensione e il chiarimento della ragione.

Il mondo visionario di Dante nell’iconografia artistica vanta illustri esempi, come l’iconica rappresentazione dell’Inferno dipinta su pergamena da Sandro Botticelli La voragine infernale (1490-97), conservata nella Biblioteca Vaticana, e diversi altri disegni realizzati dall’artista fiorentino per la Divina Commedia. Si tratta di una riproduzione grafica dell’Inferno in cui è raffigurata con dettaglio pittorico la struttura a forma di cono rovesciato della voragine infernale, con i nove Cerchi popolati dai dannati che scontano le loro pene, dalle più lievi alle più gravi.

Sono inoltre descritti i fiumi infernali – Acheronte, il paludoso Stige e il fiume di sangue bollente Flegetonte – e a scendere, il pozzo dei Giganti, fino all’apice del cono, nella più buia profondità della Terra, dove è conficcato Lucifero, circondato dal lago ghiacciato di Cocito.

Nell’opera botticelliana l’Inferno è dipinto esattamente come Dante lo aveva concepito, ovvero una voragine che sprofonda nel centro della Terra, una cavità sotterranea causata dalla caduta di Lucifero, punito per essersi ribellato a Dio, precipitando dal cielo al centro della Terra, dove eternamente dimora. E così come Lucifero – con la sua caduta – generò la voragine dell’Inferno, la Terra – ritraendosi per non toccare il maligno – andò a formare, in posizione opposta, la montagna del Purgatorio, dove le anime dei penitenti – contrariamente al primo – si purificano dai loro peccati, dai più gravi ai più lievi, per accedere al Paradiso Terrestre, situato alla sommità del monte, ed infine salire al Paradiso nelle sfere celesti, dove dimorano i Beati.

Eloquente è anche il dipinto di Domenico di Michelino La Divina commedia illumina Firenze (1465) in Santa Maria del Fiore, a Firenze, in cui l’artista rappresenta le tre cantiche dantesche e il loro autore. Dante è ritratto in primo piano a figura intera, nell’atto di tenere nella mano sinistra la Divina Commedia aperta e di indicare con la destra la porta dell’Inferno, che introduce all’Antinferno dantesco popolato dagli Ignavi, mentre questi corrono dietro a un demone, che sventola uno stendardo bianco e Lucifero fiammeggiante in primo piano. Accanto al poeta è raffigurata la rinascimentale città di Firenze e sullo sfondo – alle sue spalle– si erge la montagna del Purgatorio, costituita da sette Cornici popolate dai penitenti con le loro pene di purificazione. Alla base del monte è visibile la spiaggia dell’Antipurgatorio, dove dimorano le anime in attesa di varcare la Porta del Purgatorio – custodita da un Angelo – mentre alla sommità del monte è situato l’Eden con Adamo ed Eva – cinto di fiamme – che lo separano dalla sottostante dimensione terrena. A completare la composizione sono le sfere celesti del Paradiso raffigurate con i pianeti da cui prendono il nome, in uno sfondo crepuscolare che le imbrunisce cromaticamente evidenziandone la lontananza.

Inoltre, gli affreschi quattrocenteschi di Luca Signorelli realizzati nella Cappella di San Brizio presso il Duomo di Orvieto (1499), raffigurano – con precisione anatomica dei corpi e sapiente cromatismo pittorico – i Dannati all’Inferno tormentati da diavoli che fustigano i loro corpi ammassati e contorti dal dolore e dalla sofferenza, sotto lo sguardo vigile degli Arcangeli, ai quali fanno da contraltare – nella parete opposta della cappella– i Beati in Paradiso rapiti dalla musica celestiale degli Angeli musicanti.

In un altro affresco di Signorelli Salita al Paradiso e chiamata all’Inferno – sulla parete dell’altare della Cappella – diviso in due sezioni – è raffigurata la separazione delle anime, da un lato, i Beati nell’atto di salire in Paradiso accompagnati da Angeli musicanti (a sinistra) e dall’altro, i Dannati che vengono portati nel luogo infernale di punizione, sotto l’attenta sorveglianza degli Arcangeli celesti (a destra).

Oltre all’Antinferno dantesco con gli Ignavi, è descritta la barca del demone Caronte che – sul fiume Acheronte – traghetta le anime, per essere giudicate da Minosse, giudice infernale, raffigurato nell’atto di assegnare a un dannato – trattenuto da un diavolo – il luogo e la pena del contrappasso, attorcigliando la coda intorno al corpo. A Minosse, che ricorre insieme a Caronte nel Giudizio Universale di Michelangelo, gli fu dedicato uno dei bellissimi affreschi ottocenteschi realizzati dal pittore austriaco Joseph Anton Koch (1825-28), nella Sala di Dante del Casino di Villa Giustiniani Massimo in Roma.

Il mondo visionario di Dante affascinò anche il poeta preromantico e incisore inglese William Blake, che dedicò gli ultimi anni della sua vita (1824-27) a illustrare le cantiche dantesche, realizzando numerosi acquarelli di particolare bellezza pittorica; come pure il pittore e incisore francese Gustave Dorè, che realizzò nel 1861 le famosissime incisioni – tratte dalla Divina Commedia – con estrema precisione tecnica e dettaglio narrativo. La visionarietà di Dante affascinò anche alcuni artisti contemporanei, come il pittore surrealista spagnolo Salvador Dalì che per l’opera dantesca realizzò nel 1951 avvincenti acquarelli dall’atmosfera irreale e sognante di forte evocazione simbolica e psicanalitica.

Gli artisti contemporanei presenti nella mostra Riveder Dante nell’arte – pittori, scultori, fotografi, artisti concettuali, fumettisti, graphic novel e artisti digitali – hanno tradotto la visionarietà della Divina Commedia realizzando singolari, inattese e suggestive immagini di grande impatto visivo, interpretando ora le terzine, ora i luoghi, ora i personaggi o semplicemente i canti danteschi. Altri artisti - mediante l’utilizzo di nuovi mezzi espressivi e nuove tecnologie unitamente a una personale elaborazione dei soggetti danteschi – hanno invece dato forma a inediti e originali lavori, proponendo insolite e sorprendenti immagini con un personale simbolismo di particolare suggestione espressiva, marcando in molti casi un forte distacco dalla narrazione descrittiva della tradizione artistica verso un linguaggio espressivo del tutto nuovo e contemporaneo.

Attraverso le loro opere possiamo ripercorrere l’intero poema dantesco, a partire dalle opere di Matteo Basilé e Buka Galogre che sembrano preludere simbolicamente al viaggio di Dante verso l’ignoto mondo dell’aldilà; a seguire la selva oscura, ovvero l’inizio del viaggio dantesco, nelle opere di Totò Cariello, Alice Ricci, Franco Savignano; il misterioso e salvifico veltro richiamato nell’opera tripartita di Massimiano Marchese (I canto); il demone Caronte con gli occhi di fuoco, traghettatore di anime nell’Inferno, richiamato nelle opere di Enrico Manelli e Nino Migliori (III); Paolo e Francesca uccisi per il loro passionale amore e adulterio, nell’opera di Maurizio Caruso (V); I dannati all’Inferno nelle opere di Maurizio Bottarelli, Franco Franceschi e Simone Pellegrini; La città rossa e infuocata di Dite con torri e mura arroventate dal fuoco, nell’opera di Bruno Raspanti, dove sono puniti gli eresiarchi epicurei in tombe infuocate (VIII); il fiume di sangue Flegetonte, dove sono puniti i violenti contro il prossimo, descritto nell’illustrazione di Rufoism (XII); la selva degli sterpi, ovvero dei suicidi, nelle opere di Gabriele Lamberti e Franco Marrocco (XIII); l’incontro con Ulisse, scopritore di mondi, nascosto da una lingua di fuoco, nell’opera di Fernando de Filippi (XXVI); la visione di Lucifero nell’Illustrazione digitale di Otto Gabos; l’uscita dall’inferno e la visione delle stelle nelle opere di Raimondo Galeano, Giorgio Luppatelli e Mauro Mazzali (XXXIV).

Il cammino di Dante prosegue nel Purgatorio, rappresentato nelle opere di Maurizio Finotto, Nanni Menetti e nell’opera digitale di Danilo Danisi; l’incontro con un penitente che sconta il peccato di superbia portando un gigantesco masso, nell’opera di Onofrio Catacchio (XI).

In Paradiso Dante percorre le sfere celesti. L’evocazione e spiegazione di Beatrice – a Dante – della Crocifissione di Cristo e di questa scelta di Dio per redimere gli uomini, è richiamata nell’opera di Daniele Nalin (VII); l’Empireo, dimora dei Santi martiri e dei Beati, regno dell’amore supremo che congiunge l’equilibrio spirituale e la conoscenza divina, nelle opere di Luigi Mastrangelo e Rossella Piergallini (XXXIII).

Il mondo visionario di Dante ha varcato artisticamente i secoli ed è ancora oggi molto attrattivo in campo artistico, poiché Dante è un poeta “universale” come T.S. Eliot lo definì nel suo saggio del 1929 « è il poeta più ‘universale’ che abbia scritto in lingua moderna», così come la Divina Commedia è «l’ultimo miracolo della poesia mondiale», poiché è comprensibile da tutti, indistintamente, «un’opera unica e poeticamente irrepetibile, la cui voce riesce a giungere a tutti come mai in altri tempi» come disse Eugenio Montale nel 1965, nel suo discorso finale al Congresso per il settimo centenario della nascita di Dante a Firenze.

 

GAETANA GIARRATANA
Docente del Corso di inglese per la comunicazione artistica I e II presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Laureata presso l’Università di Bologna in Lingue e letterature straniere moderne e in Storia dell’arte con lode, con un lavoro di tesi in semiotica dell’arte su Bill Viola. Da sempre interessata allo studio dell’arte nelle sue diverse forme espressive, dalla pittura, scultura e architettura della tradizione storica ai nuovi linguaggi dell’arte contemporanea, come la fotografia, installazioni e video art, lavora in ambito linguistico, con attività di traduzione testuale di cataloghi e abstract, collaborando con musei e istituzioni accademiche (Cà la Ghironda Modern Art Museum, Fondazione Museo Storico del Trentino, Accademia di Belle arti di Verona, Università di Bologna) e in ambito artistico con la produzione di testi critici, collaborando con artisti e gallerie.

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